L’esperto risponde – “mia figlia ha problemi di bruxismo”
Buongiorno,
ho una figlia di 4 anni e mezzo, da settembre sta frequentando il primo anno di scuola materna perché per problemi familiari non siamo stati in grado di mandarla prima. In questo ultimo mese, prima delle vacanze di Natale ho notato che digrigna i denti non di notte ma di giorno, di notte non credo anche se non sono sempre li con lei ovviamente. Di giorno se guarda un cartone o un film sento digrignare i denti o serrare la mandibola. Per il resto è la bambina che è sempre stata. A scuola va volentieri, anzi, ne è molto felice e l’inserimento è stato velocissimo. Non so se questa “tensione” dipenda dalla scuola, da cambiamento. A distanza di così tanti mesi poi? Non sarebbe dovuto capitare prima? Ne soffro anch’io. io ne ho sempre sofferto, potrebbe forse essere ereditario? Se mi concentro o sono nervosa mi capita. Per la mia piccola potrebbe essere uguale? Io vorrei che smettesse perché io per questo problema ho avuto varie sub-lussazioni mandibolari Come aiutarla?
Grazie!
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Buongiorno Signora,
Le rispondo volentieri cercando di trovare ragioni e poi occasioni di miglioramento circa il problema segnalato. Naturalmente, come Lei ha sperimentato, esiste una possibile indagine da parte del medico per accertare o escludere oggettive ragioni di tipo costituzionale per il “bruxismo”. Non pare trattarsi di un fattore ereditario, ma può essere presente una certa predisposizione quando esistono precedenti in famiglia. Leggendo però la Sua lettera è possibile ipotizzare altre motivazioni. La bambina ha iniziato soltanto ora la frequentazione della Scuola dell’Infanzia, a quattro anni e mezzo. Senz’altro ha trovato risposta al suo bisogno irrinunciabile di vita sociale, ma dovendo “assorbire” una vera e propria rivoluzione rispetto alla vita vissuta sino a quel momento. Andare a scuola comporta una vita di routine giornaliera molto più esigente nello scandire del tempo e nell’utilizzo degli spazi che non può paragonarsi ai ritmi di vita in famiglia, per quanto regolari. Andare a scuola significa condividere con altri affetti e attenzioni degli adulti che a casa sono abitualmente orientati verso una sola persona. Dalla Sua lettera mi pare di capire che non siano presenti fratelli maggiori o minori. Andare a scuola vuol dire interagire, confrontarsi, misurarsi con il mondo dei coetanei che, con il tempo porta ad un’esperienza veramente positiva, ma che all’inizio può generare alcune difficoltà. Inoltre tra i quattro ed i cinque anni i bambini tengono molto alla stima, alla fiducia, al gradimento degli adulti affettivamente significativi, quindi in primo luogo di papà, mamma e delle maestre. Tutto questo genera un’ansia che sommata a quanto ho affermato precedentemente, costituisce un carico impegnativo da un punto di vista affettivo/emotivo per la bambina. Tutto è risolvibile: pazienza, allegria, comprensione, esigenza e molto dialogo. L’età della bimba è quella in cui parlare è un bisogno pari al respirare, ma parlare di tanti argomenti positivi, senza troppi interrogatori sulla vita di scuola, sull’alimentazione, sui possibili amici o sull’indifferenza di altri coetanei. Gli spunti per conversare “tra donne” e per fare tante cose insieme non mancano. Penso che, col trascorrere del tempo, le difficoltà potranno diminuire, ma insieme al papà della bambina, parli di tutto questo alle insegnanti con un colloquio informativo, sereno, organizzato ed a seguito di un appuntamento. Senza miracoli, in campo educativo esiste lo spazio per grandi miglioramenti!
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