La varicella
Care mamme,
ed eccole lì, le tante indesiderate pustole sparse su tutto il corpo del mio bambino, per lo meno ci ha graziati facendolo partecipare a gita e festa di fine anno.
Quando a nove anni contrassi la varicella ricordo che mia madre utilizzò il talco mentolatto, per lenire il prurito che per giorni mi tormentava. Ora è stato sostituito da una crema che indicativamente fa durare la fase acuta solo tre giorni, ma tre giorni davvero intensi, tra urla e pianti poverino. Grazie al cielo l’ha presa in forma lieve, solo sul tronco del corpo, alcune in testa ma faccia, gambe e braccia sono state risparmiate. Da quanta crema bianca avesse addosso sembrava cosparso d’argilla, un piccolo CASPER che si aggirava per la casa.
Tre notti in bianco per me e il piccolo, mentre per il marito come se nulla fosse. Lui ha dormito beato in un’altra stanza. Non avendo fatto la varicella da piccolo e per evitare che ne venisse a contatto (in età adulta è bella tosta) l’abbiamo messo in quarantena. Era una situazione non facile da gestire, il bambino voleva stare con suo padre, ma non potevano avere alcun contatto e non solo per la questione varicella ma perché, nel frattempo, il capo famiglia si era preso una bella bronchite e se l’avesse attaccata anche a nostro figlio, con gli anticorpi così azzerati, poteva essere un vero guaio, una delle complicazioni? La polmonite! Insomma, erano “criptonite” l’uno per l’altro. Un vero calvario…per me, che dovevo barcamenarmi tra capricci e lamenti, soprattutto del grande!
In più, tenere a casa il nostro nanetto per tutto il periodo che le pustole si fossero seccate, quindi circa una decina di giorni da sommare ad alle altre due/tre settimane successive, per permettere gli anticorpi di riprendere la loro normale funzione, per me era stata una notizia da dover metabolizzare anche se, dopo la pertosse di dicembre, tenuto a casa più di un mese, la varicella più di tanto non mi spaventava. In fin dei conti solo per dieci giorni avrei dovuto portar pazienza, poi sarebbe potuto uscire. Certo non al sole e non poteva ancora tornare a scuola, ma una passeggiata all’ombra per un’oretta al giorno, giusto per una boccata d’aria o andare a prendere un gelato in piazza dopo il crepuscolo come i vampiri, con la sua mamma poteva tranquillamente farlo.
Ho fatto il cuontdown sul calendario per il suo rientro a scuola, tre lunghe ed interminabili settimane, ma il 15 giugno era finalmente arrivato. Quel delicato barlume di felicità si è spento non appena ho realizzato che a fine mese l’avrei nuovamente avuto a casa e questa volta fino a settembre. Panico!
Sia chiaro, amo mio figlio ma anche qualche ora per me non la disdegno e quando non è una scelta privarsene ma un’imposizione, cominci a soffrire di claustrofobia.
Poi mi sono ricordata che a luglio sarebbero cominciati i meravigliosi campi estivi e il sorriso mi è subito tornato.
I love Happy Child!
Samantha Bucci.
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