L’autostima. Come crescere un figlio sicuro di sè
“Non permettere mai a nessuno di dirti che non sai fare qualcosa.. Ok? Se hai un sogno, tu lo devi proteggere, quando le persone non sanno fare qualcosa lo dicono a te che non lo sai fare, se vuoi qualcosa… vai lì e inseguila!” – dal film “La ricerca della Felicità”
Esiste un modo per rendere un bambino sicuro di sé? Come accrescere l’autostima dei bambini perché siano adulti sereni?
Scrivere di autostima non è semplice, l’argomento è delicato e, come sempre, non esiste una risposta univoca, ma è possibile ragionare intorno a buone pratiche e atteggiamenti da evitare.
Presupposto fondamentale per la crescita di autostima in un bambino è l’instaurarsi di un legame profondo, amorevole e duraturo con la mamma.
Si parla di bisogni primari, irrinunciabili, primordiali: il bambino deve sentirsi riconosciuto, apprezzato, visto!
Lo stile educativo dei genitori e dei caregiver in generale deve essere improntato al rispetto, all’ascolto e alla fiducia. Ciò significa che al di là di normali e fisiologiche incomprensioni, conflitti e strategie educative “fallimentari”, il bambino deve comunque respirare un’aria di accettazione incondizionata della sua persona, amore e rispetto.
Dati clinici e medici confermano che nei bambini con autostima prevalgono ormoni del “benessere”, quali dopamina, ossitocina, serotonina e sono bassi invece quelli legati allo stress, il cortisolo primo fra tutti.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il bambino con autostima è quello che chiede aiuto all’adulto in caso di difficoltà, non che fa tutto da solo, così come è un bambino che sa esternare le proprie emozioni e criticità, anziché negarle facendo finta che tutto va bene.
Il bambino con autostima reagisce alle situazioni, non perde fiducia in sé quando viene ripreso per qualcosa che ha fatto e non è compiacente nei confronti dell’adulto, proprio perché si fida di se stesso e della possibilità di ricevere sostegno e aiuto.
Al contrario, in un bambino con difficoltà importanti di autostima è possibile osservare eccessiva formalità e compiacenza nella relazione con gli adulti, difficoltà a esternare emozioni e a chiedere confronto e supporto se in difficoltà.
Gli adulti, i genitori in primis, rappresentano una sorta di “specchio parlante” per il bambino, sulla base delle loro reazioni egli forma l’immagine di sé.
Pertanto, cosa è meglio evitare?
– Giudicare il bambino nella sua persona;
– Sminuire le emozioni dei bambini;
– Ridicolizzare i suoi vissuti;
– Etichettare il bambino come “sempre il solito”, “l’imbranato”, “il timido”, “l’aggressivo”….
– Punire il bambino e “svergognarlo” davanti ad altri…
– Legare l’autostima del bambino al suo successo, alle sue performance…
– Eccedere nella lode per ogni tipo di comportamento o risultato;
Come aiutare il bambino?
– Riconoscere le emozioni del bambino e aiutarlo a dare un nome ad esse;
– Mediare, dare voce al bambino e a quello che prova ed esprime;
– Usare l’empatia e educare il bambino ad essa;
– Giudicare il comportamento del bambino, non la sua persona;
– Usare il gioco, i libri e l’intuito per aiutare il bambino a esprimere emozioni;
– Accettare lo sfogo emotivo del bambino anche quando appare esagerato;
Compito dell’adulto, che sia il genitore o l’insegnante, è di essere una presenza sicura e affidabile che accompagna il bambino nel suo percorso, che lo conforta nella gestione delle prime piccole frustrazioni della vita quotidiana ma non si sostituisce a lui in tutto e per tutto. Un adulto che riconosce al bambino competenze e strumenti per crescere e diventare autonomo.
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