L’egocentrismo buono nei bambini
Quante volte capita di dire: “Tesoro zitto e fermo, non vedi che sto parlando al telefono…con la signora…che sto pagando la cassiera” e loro puntualmente continuano a correre, parlare, urlare, ad attirare secondo noi l’attenzione? Praticamente SEMPRE!
Noi facevamo la stessa cosa da piccoli. Interrompevamo una discussione strattonando molto probabilmente i pantaloni di nostra madre e scappando per tutti i reparti del supermercato. Peccato che, col trascorrere degli anni, ci si dimentica e i ricordi riaffiorano alla memoria solo quando nostro figlio manifesta il nostro stesso comportamento.
Noi, come in passato i nostri genitori, tendiamo a pensare che i bambini siano in grado di capire qualsiasi cosa si spieghi loro, non è così! Soprattutto in età compresa tra i 3 e i 5 anni non comprendono che non ci si riferisca sempre e unicamente a loro. Ecco perché subentra l’egocentrismo del piccolo che noi erroneamente definiamo “carattere” e lo valutiamo sempre in maniera negativa.
Teniamo ben presente che, il rapporto madre e figlio è esclusivo fin dai primi giorni, è un dialogo fatto di sguardi e contatto fisico, un linguaggio non verbale ma di istinto, per entrambi ma, soprattutto materno nel comprendere i bisogni del piccolo. Crescendo, queste naturali attenzioni potrebbero essere “lette” dal bambino in maniera errata facendo nascere in lui un aspetto egocentrico. Spesso l’egocentrismo viene confuso con l’egoismo. Non che non ci siano bambini egoisti ma questo subentra con l’avanzare dell’età.
Per definizione un atteggiamento egocentrico è di chi tende a porre sé stesso al centro di ogni evento (come i bambini) mentre quello egoistico è di chi si preoccupa unicamente di sé stesso, del proprio benessere e della propria utilità, tendendo a escludere chiunque altro.
Un bambino, quando vede la mamma triste, le chiede se sia per colpa sua o se la madre sta discutendo con il padre pensa che sia stato lui ad innescare la litigata per qualche sua marachella. La nascita di un fratellino (o sorellina) viene interpretata come tradimento dei suoi genitori o quando un genitore per motivi lavorativi si assenta per lunghi periodi, viene vissuta come un abbandono, con due differenti linee di pensiero infantile: “io sono cattivo”o “mio/a padre/madre è cattivo/a”. Questo fa ben capire che i bambini, tutti i bambini, sono egocentrici.
I bambini credono che tutto il mondo faccia riferimento a loro. Una volta inteso questo bisogna solo munirsi di tanta pazienza e trovare il tempo per spiegare ai piccoli le situazioni, utilizzando un linguaggio semplice e a loro comprensibile perché, nonostante siano bravi a parlare in maniera corretta formulando bene le frasi, la loro difficoltà non è la mancanza d’intelligenza, ma solo una non ancora avvenuta maturazione emotiva-cognitiva. Per esempio, è compito del genitore saper valutare il giusto comportamento da adottare davanti ad uno scatto d’ira del proprio figlio, proprio per evitare di punire un bambino di tre o quattro anni quando la sua crisi è dovuta solo all’eccessiva stanchezza.
L’egocentrismo dei bambini si sviluppa anche per le continue lodi dei genitori. Il ricevere costantemente complimenti fa sentire il bambino amato, lo fa sentire bene e speciale; ma se da una parte lo stimola dall’altra lo obbliga ad essere sempre eccellente. Ovviamente non è nell’intenzione del genitore caricare il proprio figlio di responsabilità, ma il farlo sentire sempre così speciale fa pensare al bambino che sia solo per questo che è amato. Se un adulto, con tono fermo, lo rimprovera o semplicemente gli dice di stare attento fa credere al bambino che non gli voglia bene o che lui sia troppo cattivo perché qualcuno gli dimostri affetto. Insomma, fa nascere nel bambino un senso di vulnerabilità formando così un aspetto del suo carattere che è difficile poi da correggere.
Se non venisse in parte modificato potrebbe, nel tempo, diventare motivo di sofferenza per il bambino che si dovrà sempre sentire all’altezza. Per impedire che questo avvenga e che un giorno cresca come un adulto insicuro, basterebbe che gli si spiegasse che per essere amati non è essenziale essere “speciali” e che anche mamma e papà da bambini sbagliavano e di marachelle ne hanno combinate tante da far arrabbiare molto i nonni.
Di ricordarsi che: commettere errori è normalissimo, ma è importante imparare da essi.
“I bambini hanno sguardo e memoria, anche quando sembra che non osservino” (Dacia Maraini).
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